giovedì 10 febbraio 2011

Boati in Fadalto - agg36

fonte Corriere delle Alpi
Boati in Fadalto, parla l'esperto: «Analogie con l'Aquila»
Giampaolo Giuliani fu l'unico a prevedere il sisma dell'Abruzzo


FADALTO. Analogie tra i boati in Fadalto e quanto accaduto a L'Aquila nel 2009 purtroppo ci sono eccome. Sentirlo dire da Giampaolo Giuliani, ricercatore sismologo aquilano, fa rabbrividire. Se non altro perchè fu lui ad aver previsto il terremoto in Abruzzo e a ricevere un avviso di garanzia per procurato allarme. Ieri il rumore dell'«orco», così è stato battezzato lo strano suono di questi ultimi mesi, è stato avvertito da alcuni anche sul Nevegal, anche se le apparecchiature non hanno rilevato alcuna anomalia. C'è da chiedersi se stia davvero succedendo qualcosa o se stia dilagando la psicosi.
Cosa pensa dei boati che da ottobre la popolazione avverte in Fadalto?
«Non conosco il vostro territorio», dice l'esperto, «ma il fenomeno è molto simile a quello che si verifica in una parte del nostro. La popolazione sente solo boati circoscritti nella zona della valle Aterno, che non sono seguiti dal tremore classico».
La rete di rilevamento sismico non sempre registra eventi di piccola intensità, perchè?
«Può accadere perchè non sempre i macchinari sono tutti accesi, oppure perchè le scosse sono molto, molto lievi. Le microscosse strumentali difficilmente sono avvertibili dalla popolazione, ciò significa che l'onda sismica, una volta salita in superficie, si è già attenuata. Potrebbe essere questo che accade anche in Fadalto».
Possono le microscosse essere l'indicatore di un sisma più grande?
«Può essere. In questo particolare momento dobbiamo seguire il percorso della faglia principale quella Balcanica che attraverso le Alpi entra in Italia e scende verso l'Appennino. Nonostante gli scienziati italiani dicano che la situazione è nella norma, secondo i nostri dati, l'attività è sismogenetica con piccoli rilasci di energia che possono portare anche a forti terremoti. L'altro ieri si è verificato un sisma del 4º grado tra Bosnia e Croazia. L'energia prodotta dalla faglia principale va a scaricarsi lungo quelle più piccole».
Come si può prevedere l'arrivo di un forte terremoto?
«E' preceduto da una serie di microscosse (e di boati, ndr) che aumentano di intensità e di frequenza. Quando la curva di innalzamento dell'energia ha un picco verso l'alto in tempi molto brevi (ad esempio L'Aquila passò dai 2.4 fino al 4.2 della scala Richter in 4 mesi), allora l'evento è prevedibile. Prima del sisma più importante da noi, in 36 giorni abbiamo avuto 270 scosse, l'80% delle quali avvertite dalla popolazione nel raggio di 25 km. Nei 12 anni precedenti al 2009, gli abitantiavevano percepito solo un 3.2».
Come si misura il grado massimo dell'evento sismico e qual è il suo raggio d'azione?
«Dipende dalla lunghezza delle faglie, si può arrivare anche all'ottavo della scala Richter se la faglia supera i 100 chilometri, se invece la faglia è come la nostra, intorno ai 25 km, non si supera il 6º-7º grado. Nel nostro caso il sisma è stato del 6.3 e a 100 km di distanza si è percepito come 3.5. Fino a 50 km di raggio, le cittadine possono avere danno».
I terremoti hanno un andamento ciclico?
«Dopo un silenzio sismico di dieci anni, può svilupparsi in quel territorio un nuovo terremoto fino all'intensità massima prevista per quella zona. Anche se in questo momento la situazione è pressocchè tranquilla, ma non è detto che lo sia nei prossimi 30/60 giorni».
Cosa consiglia alla popolazione?
«Di stare in guardia. Nel momento in cui si muovono le suppellettili dentro casa, bisogna uscire all'esterno ed aspettare che la situazione si calmi. E possibilmente tenere vicino alla porta un kit di sicurezza: una coperta, una bottiglia d'acqua e un cuscino».
Quali sono le abitazioni più sicure?
«Quelle costruite in cemento armato, a meno che non abbiano più di 25 anni e siano alte 3 o 4 piani. Ferro e cemento armato in oltre vent'anni subiscono un degrado che non garantisce la sicurezza. La speranza è che le amministrazioni si organizzino e non attendano che il forte evento si verifichi».
Osservate il comportamento dei vostri animali: sono ottime sentinelle del pericolo.

Boati in Fadalto: la Regione cerca alberghi sul litorale
L'iniziativa è solo precauzionale in caso fosse necessario sfollare gli abitanti

di Francesco Dal Mas

FARRA D'ALPAGO. La Regione Veneto sta predisponendo un piano post-sisma individuando gli alberghi sul litorale marino che potrebbero ospitare gli eventuali sfollati di Vittorio Veneto. E' quanto emerso alla riunione, l'altra sera, dei consiglieri comunali di Vittorio Veneto con il sindaco Da Re.
L'iniziativa della Regione è solo precauzionale. Evacuazione e sfollamenti, anche a distanza, si sono verificati fin dai tempi del terremoto in Friuli, nel 1976, e più recentemente in occasione di quello a L'Aquila. Nessun allarme, al momento. Semmai un pre-allarme della Protezione civile, con l'attivazione, sia a Vittorio Veneto che a Farra del "Coc", il centro operativo comunale.
I boati, infatti, si accompagnano a microscosse che arrivano da mille metri di profondità, non dai 5 mila o 10 mila dei terremoti tettonici. Ma è indubbio che la popolazione ha paura. Mario Rosset, assessore alla protezione civile, ha infatti dichiarato che «non siamo in emergenza ma l'attenzione è al massimo livello». Novità sono arrivate dal geologo Gino Luchetta, tra l'altro assessore della Comunità montana. Lo studioso ha fatto conoscere una cosa fino ad oggi sconosciuta: «Il grado delle scosse del 2º grado della scala Richter». Finora si era parlato di un grado e mezzo, di 1.8 per le vibrazioni dell'altro giorno.
«Si tratta di fratture delle rocce a una profondità di 1000 metri - ha ancora precisato Lucchetta - in una zona ben individuata situata al confine tra il Comune di Vittorio Veneto e di Farra d'Alpago». Quindi sotto Sella del Fadalto.
«Si tratta - ha sempre detto il geologo Lucchetta - di masse rocciose in tensione non si sa se per un fenomeno di schiacciamento o di rilassamento». Il sindaco Da Re ha affermato, tra l'altro, che «in ogni caso dobbiamo prepararci anche alla peggiore delle ipotesi». E' stato da tutti ribadito (l'assessore Rosset, Carlo Celso coordinatore della Protezione Civile, il geologo Lucchetta, il sindaco Da Re) che il fenomeno esiste e non bisogna abbassare la guardia. Il sindaco di Vittorio Veneto ha ricordato la costituzione del centro operativo intercomunale con Farra «ma - ha precisato - sta lavorando sul fenomeno dei boati del Fadalto una vera task force composta da Centro di Ricerche Sismologiche, Cnr, Dipartimento regionale e nazionale della Protezione Civile, i nostri tecnici e i comuni di Vittorio Veneto e Farra d'Alpago». Il Comune di Vittorio Veneto terrà un'assemblea pubblica in città, questa sera. Ai consiglieri comunali è stato spiegato il Piano di Protezione Civile comunale, indicando le varie zone di raccolta e le tabellature esistenti già sul territorio comunale.
Il geologo Lucchetta ha fatto il punto anche sui controlli approfonditi lungo la cresta delle montagne che sovrastano la Val Lapisina, alla ricerca di eventuali cedimenti, che non sono stati trovati. «Con la conclusione che si dovrebbe trattare della rottura di rocce in tensione a livello abbastanza superficiale e circoscritto senza ulteriori conseguenze, ma è evidente che la conferma dovrà arrivare dai tecnici per i quali fondamentale sarà la raccolta dati più completa». Lucchetta ha risposto anche alla domanda se si possono verificare frane, come quella del monte Toc, dalle pendici del Col Visentin. Frane che rischierebbero di finire dentro il lago Morto, con effetti devastanti.
L'esperto ha rassicurato precisando che fino ad oggi non sono stati trovati punti di anomalia. 10 febbraio 2011

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