martedì 1 febbraio 2011

Boati in Fadalto - agg19



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fonte corrieredelveneto.corriere.it
Il mistero degli scoppi che spaventano
il Fadalto. «L’acqua spacca le rocce»
Da mesi gli abitanti vengono svegliati da boati inspiegabili. I sismografi non rilevano alcun terremoto, tecnici e studiosi brancolano nel buio. L’ex sindaco-geologo: sono le falde nel cuore delle montagne

Fadalto, boati nella notte E' panico tra i residenti .
VITTORIO VENETO (Treviso) — Qualcuno ha pensato fossero le schioppettate dei cacciatori acquattati nel bosco, qualcun altro le mazzate dei ladri decisi a sfondare il muro dei vicini e c’è perfino chi ha temuto stesse venendo giù la frana che da sette anni gli pende sulla testa, all’ombra del costone che divide la Val Lapisina dal Cansiglio. Tutti, qui sul Fadalto, una manciata di case e tornanti al confine tra le province di Treviso e di Belluno, per qualche giorno se li sono tenuti per sé, il mistero e la paura: zitti e muti. «Non volevamo passare per mitomani, per visionari. Sa com’è, c’è già stata la storia della pantera di Follina, che si diceva girasse per la valle qui vicino e poi non è mai stata trovata…. Una panzana da queste parti basta e avanza» sorride Augusto. Poi però i boati sono continuati, sempre più cupi, sempre più forti, «da tirarti giù dal letto la notte ». E allora sono partiti i primi chiacchiericci, di qua e di là degli steccati: «Hai sentito anche tu? Che diamine sta succedendo? ». Ora, a due mesi dai primi tuoni, se lo chiedono pure i geologi della Regione, i tecnici della protezione civile e i ricercatori dell’Istituto di Oceanografia di Trieste: «Che diamine sta succedendo, lassù sul Fadalto?».

Per adesso, molto semplicemente, non si sa, si brancola nel buio più pesto. Alberto Baglioni, dirigente della Difesa del suolo della Regione, spiega che «qualcosa del genere accadde anche una decina d’anni fa, in forma più lieve, ma non si indagò fino in fondo. Per avere un’idea più chiara non si può far altro che aspettare i dati dei sismografi dislocati nella zona». L’Istituto di Oceanografia mercoledì scorso ne ha piazzati cinque, con altrettanti geofoni, in località Gaviol, Nove, Caloniche (alle pendici del Nevegal), Fadalto Basso e Pianture, installandovi accanto dei microfoni hi-tech in grado di captare pure l’intensità e l’origine dei boati, verificando così se davvero l’episodio di domenica 23 gennaio sia stato l’unico in cui ad un botto è corrisposta una piccola scossa. I primi risultati saranno resi noti tra oggi e domani, in una serie di incontri tra studiosi ed amministratori che culmineranno nel vertice di mercoledì sera, in municipio a Vittorio Veneto: «Siamo preoccupati - ammette il sindaco Gianantonio Da Re - perché qui siamo in zona sismica ed alle scosse siamo abituati ma questa dei boati è nuova e non sappiamo da che parte prenderla. E’ strano, molto strano». L’assessore ai Lavori pubblici Bruno Fasan, che vive a Nove, una delle località dove più forti si sono sentiti gli schiocchi, ha già fissato per domenica un incontro pubblico ai Laghi Blu, così da rassicurare i cittadini e spiegar loro (per quanto sia possibile) cosa stia succedendo. Il piano di evacuazione, ad ogni modo, è pronto dal 2005 ed è stato aggiornato nel 2006, nel 2009 e l’ultima volta l’anno scorso: «Senza spaventare nessuno - chiosa Fasan - se mai ci dovesse essere un’emergenza, non ci troverà impreparati». Gli abitanti della valle «dove nasce il vento », squarciata dal viadotto dell’autostrada per Belluno, si tengono pronti al peggio e nell’attesa delle verità degli studiosi si arrovellano sull’origine dei boati che non li fanno dormire. L’ultimo pare si sia sentito giovedì, altri invece parlano di venerdì: «All’inizio abbiamo pensato fossero dei lavori alla centrale Enel di Nove - racconta Gianni D’Altio - ma il responsabile (Francesco Bernardi, ndr.) ha assicurato che non ci sono stati né interventi di manutenzione, né guasti».

Ornella Frare, invece, butta l’occhio sopra la testa: «La vede quella? Noi la chiamiamo la Croda Liscia. Lì c’è una frana che si muove di tanto in tanto, con fessure larghe un metro: sette anni fa sono venuti giù sassi e roccia, pensavamo fosse così anche stavolta». E invece no. Così come non si tratta delle mine che un tempo venivano fatte esplodere nella cava vicina, per estrarre il carbonato di calcio: ormai è chiusa da tempo. E allora, cosa diamine sta succedendo sul Fadalto? «In questa valle abbiamo avuto due terremoti, con morti e case rase al suolo: uno nel 1873 ed uno nel 1936 - racconta Antonio Dalla Libera, ex sindaco e geologo, la voce più autorevole quando si tratta di parlare delle rocce di qui - Vittorio Veneto, d’altra parte, è un Comune sismico di seconda categoria ed è attraversato da una faglia, una spaccatura, che arriva da Bassano e Valdobbiadene per poi sdoppiarsi verso il Friuli ed il lago di Santa Croce». E però, almeno fino ad ora, i sismografi non hanno rilevato nulla di anomalo. «Ed infatti io credo che, se escludiamo si tratti di un mitomane armato di dinamite, la causa possa ritrovarsi solo nelle falde che stanno sotto le montagne che ci circondano, il Col Visentin ed il Cansiglio. Le piogge abbondanti dei mesi scorsi potrebbero aver alzato il livello dell’acqua che scorre nella rete carsica, che ora si sta abbassando a causa della siccità. Gli sbalzi di pressione nelle cavità potrebbero quindi spaccare la roccia, di qui i boati che ci spaventano. Un po’ come le assi che si tendono e scricchiolano quando si riempie e si svuota di continuo una botte». Tra gli abitanti c’è però chi, come Giuseppe Berton, giura d’aver sentito i primi rimbombi già ad ottobre, dunque ben prima delle grandi piogge che hanno provocato l’alluvione di Vicenza. Ed ora anche a Malcesine, lungo le pendici del monte Baldo, sul lago di Garda, c’è chi dice di aver sentito strani rumori. Come la schioppettata di un cacciatore…

Marco Bonet
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Alcune crepe comparse sull’asfalto in questi giorni (Balanza)


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