di Giorgio de Luca
articolo pubblicato sul portale Sistema Protezione Civile link alla pubblicazione
Con queste parole VENETO ALLUVIONATO la Regione Veneto e il Commissario Straordinario per l’Emergenza ha voluto sottolineare l’evento calamitoso che si è abbattuto sul territorio Veneto tra il 31 ottobre ed il 2 novembre 2010.A distanza di più di due mesi dall’evento l’intera struttura di Protezione Civile, le diverse unità del Genio Civile Regionale, gli Enti Locali sono ancora all’opera e nel pieno della loro attività per il completo rientro alla normalità e per il ripristino dei luoghi colpiti dagli eventi, coadiuvati dal Commissario Straordinario per l’emergenza. Negli ambienti del volontariato ci si interroga su più fronti su quando avverrà un de briefing della nuova emergenza che il Sistema Regionale di Protezione Civile si è trovato a fronteggiare.
Nell’attesa di questo importante momento di verifica e confronto tra tutte le componenti amministrative e del volontariato proviamo qui a ripercorrere quanto accaduto in quei drammatici giorni e a proporre alcune riflessioni.
Nei giorni precedenti gli eventi le previsioni metereologiche ad ogni livello (istituzionali, professionali ed amatoriali) avevano segnalato la possibilità di una serie di eventi precipitativi particolarmente abbondanti.Proprio l’evoluzione metereologica e le previsioni avevano permesso al CFD Centro Funzionale Decentrato della Regione Veneto di dichiarare lo stato di allarme già nella giornata del 30 ottobre dalle ore 8:00 di domenica 31.10.2010 e fino alle 14 di martedì 02.11.2010 anche alla luce dell’Avviso di Condizioni Meteo Avverse e dell’Avviso di Criticità Idrogeologica ed Idraulica emanati dallo stesso CFD.Da subito è iniziata in tutto il territorio regionale un attenta attività di monitoraggio e di aggiornamento tramite bollettini nowcasting e continui aggiornamenti da parte del CFD.Già dal pomeriggio del 31 ottobre le aste fluviali che registravano aumenti importanti continui erano state messe sotto stretto monitoraggio.Fin dalle prime ore del mattino del 01 novembre si era percepito che la giornata sarebbe stata lunga e complessa, viste le prime situazioni che si andavano delineando intorno ai corsi fluviali del Brenta e del Bacchiglione nei tratti vicentini. Nel corso della giornata gli eventi di tracimazione, rotture ed allagamenti si sono allargati a macchia d’olio alle altre aste fluviali principali e ai corsi minori causando diverse chiusure sulla rete stradale a partire dall’autostrada A4 nelle vicinanze di Soave.Nel tardo pomeriggio si contavano circa 3000 persone sfollate nel vicentino, mentre si iniziavano a registrare i primi problemi al sistema fluviale del Frassine e del Bacchiglione nel padovano.A questo punto la macchina dei soccorsi era già partita con l’attivazione delle diverse Sale Operative e diverse unità di crisi presso le prefetture, coadiuvate dalla Sala Operativa Regionale, con l’attivazione delle varie componenti di Protezione Civile e del volontariato. Numerosi sono stati anche i mezzi dei Vigili del Fuoco arrivati in supporto nelle zone colpite di Vicenza e di Padova dagli altri comandi provinciali.Dalla serata del 01 novembre è diventato frenetico ed incessante il lavoro di Vigili del Fuoco e Protezione Civile impegnati in monitoraggio, svuotamenti di edifici allagati, controllo dei livelli idrometrici mediante l’ausilio di motopompe ed idrovore arrivate da tutta la Regione, oltre che per i primi interventi legati a smottamenti che si sono iniziati a registrare specie nelle zone pedemontane a causa della saturazione dei terreni.La situazione era apparsa in tutta la sua drammaticità richiamando l’attenzione nazionale.Il 02 novembre infatti sono entrate in azione anche unità dei Vigili del Fuoco e componenti delle Strutture di Protezione Civile delle regioni limitrofe in supporto al personale già operante sul territorio.Fin dalle prime ore si sono registrati continui sfiori, cedimenti e rotture di argini, smottamenti e frane e allagamenti. Nella mattinata l’attenzione del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile si è resa concreta con il sorvolo delle zone colpite da parte del Capo del Dipartimento Guido Bertolaso che ha offerto ed assicurato il supporto della componente Nazionale di Protezione Civile e l’aiuto del Governo.Importanti anche le ripercussioni sulla viabilità principale e secondaria, specie nel padovano dove la situazione è diventata ora dopo ora drammatica per il sistema fluviale del Bacchiglione, mentre nel trevigiano erano il Livenza e la Piave a destare le principali preoccupazioni.Nel comune di Ponte San Nicolò in provincia di Padova si è verificata nel pomeriggio una nuova importante rottura lungo il Bacchiglione che ha causato l’allagamento di altri comuni, tra cui Casalserugo il più colpito con l’80% del territorio comunale allagato.L’attenzione a questo punto dell’intera Struttura era concentrata sui due grandi fronti dell’emergenza, Vicenza e Padova, mentre su tutto il resto del territorio regionale si tamponavano le difficoltà che comunque continuavano a presentarsi.Continue sono state le evacuazioni e gli interventi di soccorso e tecnico-urgenti per mettere al sicuro la popolazione.Finalmente dal 03 novembre il Sistema di Protezione Civile era operativo e a pieno regime, cosa che ha concesso oltre di seguire l’evoluzione dell’evento e gestire le criticità che man mano si presentavano, di iniziare un attento lavoro di rilevamento dei punti più critici e messa in sicurezza degli stessi mediante il posizionamento di paratie, puntellamenti e quant’altro fosse necessario. Lavoro che ovviamente è continuato in maniera costante ed incessante anche nei giorni seguenti con continui sopralluoghi ed interventi. Dal 04 novembre alle forze già in campo si sono aggiunte unità di Protezione Civile da tutto il nord italia in primis il Friuli Venezia Giulia che ha attivato un’intera Colonna Mobile.Grazie al crescente numero di persone sui luoghi così duramente colpiti si è iniziato a delineare un quadro più chiaro dell’intera situazione, di quanto era successo, dei danni riportati. A partire dal 04 novembre, molte sono state le verifiche ed i sopralluoghi agli smottamenti e alle frane che si erano messi in movimento nei giorni precedenti, causando anche l’interruzione o la chiusura di diverse strade. Tra queste frane da ricordare le due più grosse e che ancora risultano sotto stretto monitoraggio, quella del Rotolon in comune di Recoaro VI e quella di Santo Stefano in comune di Valdobbiadene TV.Nei giorni successivi si sono susseguiti numerosissimi interventi tecnico-urgenti dovuti agli alti livelli idrometrici di tutte le aste fluviali.Inoltre in quei giorni è iniziata una fase importante di rilevazione e censimento dei danni sia da parte degli Enti Locali sia da parte dei privati.A partire dal 10 novembre le Sale Operative hanno smesso di registrare interventi tecnico-urgenti svolti dai Vigili del Fuoco e collegati con gli eventi alluvionali.Era quindi iniziato, di fatto, il lungo percorso e il lungo lavoro di rientro alla normalità e di ripristino dei luoghi, delle infrastrutture e di riattivazione di tutti i servizi essenziali.A sole due settimane dal primo evento però un nuovo peggioramento seguito dal CFD e dalla Sala Operativa Regionale ancora attiva in maniera ininterrotta dal 30 ottobre ha fatto scattare una nuova dichiarazione di Allarme da parte del CFD della Regione Veneto. Alla luce di quanto accaduto all’inizio del mese di novembre diverse sono state le Sale Operative che hanno riattivato le Unità di Crisi, in testa Vicenza e Padova. Il nuovo forte peggioramento ha velocemente riacutizzato la situazione di emergenza facendo registrare nuovi allagamenti e smottamenti di certo di minore entità rispetto a quelli del primo evento. Dopo un primo momento di preoccupazione si è però compreso che ci si trovava di fronte ad un evento meteorologico di minore intensità rispetto a quello che aveva provocato la calamità nel territorio veneto. Il nuovo peggioramento è infatti passato senza provocare gravi situazioni emergenziali e di pericolo, ma facendo riacutizzare la paura nella gente che poco tempo prima aveva già vissuto un’esperienza dura e profonda. Il 19 novembre è stata dichiarata conclusa la fase emergenziale dell’evento alluvionale 2010 su tutto il territorio regionale del Veneto vedendo anche la Chiusura di tutti COM, le Unità di Crisi e le Sale Operative, compresa quella Regionale.Da quel momento l’intera situazione è passata sotto la guida dal Commissario Delegato dal Governo per il superamento dell’emergenza. Nel frattempo, da quei giorni ad oggi, è stata continua l’opera di monitoraggio, rimessa in sicurezza e ripristino del territorio. Nonostante questo però c’è da registrare che sono state molteplici le ripercussioni sul territorio segnato da questi eventi e ancora visibili. Inoltre ad ogni evento piovoso in questi mesi si registra un riacutizzarsi delle situazioni più delicate e si registrano nuovi piccoli smottamenti, o allagamenti di qualche campo o situazioni minori divenute oramai quotidiana routine e provocate dalla saturazione dei terreni messi sotto stress dal continuo inzuppamento.A conclusione di questa emergenza che ha coinvolto pesantemente la Regione Veneto possiamo sicuramente riflettere su alcuni aspetti importanti della Struttura di Protezione Civile regionale.Un primo aspetto è la risposta sempre pronta, veloce e generosa del volontariato di protezione civile, pronto a mobilitarsi per il soccorso e l’aiuto delle popolazioni in difficoltà. Più volte i volontari del Veneto hanno dimostrato queste qualità mobilitandosi e fornendo un servizio di alto livello sia dal punto di vista tecnico operativo che dal punto di vista umano.Nonostante questo bisogno riflettere in secondo luogo su alcune dinamiche di Protezione Civile quali per esempio il funzionamento del CFD con i suoi punti di forza e le sue debolezze, le comunicazioni tra enti nel momento della previsione e dell’emergenza, il livello di preparazione di tutti gli enti preposti, specie quelli a livello locale, a far fronte a situazioni simili per mancanza generale di una cultura di Protezione Civile, l’uniformità e la fluidità tra i vari enti nell’intervento di Protezione Civile.Su queste e su altre modalità operative bisognerà continuare a ragionare cercando di creare una vera cultura della Difesa e della Protezione Civile lavorando in tempo di pace nei campi della prevenzione, della ricerca e della formazione, aprendola non solo al volontariato di settore, ma a tutta la popolazione che fa parte a tutti gli effetti della struttura di Protezione Civile in qualità, al verificarsi di un’emergenza, di spettatori e calamitati.
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