fonte Corriere delle Alpi
Boati sul Fadalto: edifici e autostrada sotto monitoraggio
L'indicazione è emersa dal vertice convocato dall'amministrazione provinciale
BELLUNO. Piani comunali di protezione civile a confronto, ieri pomeriggio a Palazzo Piloni, nel corso di un incontro tra Provincia e Prefettura e i cinque sindaci dell'Alpago e quello di Ponte nelle Alpi. La pausa che si protrae da qualche giorno sul fronte dei boati ha offerto l'occasione di valutare con calma i modi miglori per far fronte a un'eventuale emergenza, «ma il livello di allarme», ha detto il presidente Gianpaolo Bottacin, «è quello di sempre». Il Fadalto infatti tace da alcuni giorni.E precisamente dal 16 febbraio, quando tre boati ravvicinati sono stati segnalati ai Vigili del fuoco da più persone che abitano in quella zona.L'attenzione di tutti però rimane alta, e gli sforzi sono diretti, oltre che a oliare la macchina dell'emergenza, a cercare di capire la causa, ammesso che ne sia una sola, dei fenomeni che si protraggono da alcuni mesi, preoccupando la popolazione del passo Fadalto sul versante di Farra e della Val Lapisina nel vittoriese.A parte lo studio da parte di geologi e sismologi, sempre al lavoro sui dati strumentali che continuano a venire raccolti, ieri è emersa la necessità di predisporre il monitoraggio di strutture e infrastrutture (dalle case di riposo all'autostrada), già individuate nei piani di protezione civile dei 6 Comuni che costituiscono uno dei 9 distretti in cui è suddivisa l'area bellunese della Protezione civile, come ha rammentato il presidente della Provincia di Belluno.Un'eventuale emergenza di tipo medio, come una scossa di terremoto del 4-5 grado della scala Richter, con epicentro nella zona del Fadalto, interesserebbe, solo sul versante bellunese, quasi 20.000 persone che abitano nella conca alpagota (20.000 abitanti) e a Ponte nelle Alpi (8.000 abitanti).«Si stanno valutando le zone delle aree di raccolta e di assistenza alla popolazione in caso di un evento di questo tipo», ha spiegato Dimitri D'Incà, il responsabile della Protezione civile provinciale intervenuto all'incontro col collega Carlo Zampieri e Primo Mognol, referente del medesimo settore per Farra d'Alpago.
Il Comune alpagoto, confinante con quello di Vittorio Veneto, farà infatti da snodo per le attività e le manovre congiunte di protezione civile tra i due Comuni.«Giovedì saremo di nuovo a Vittorio Veneto per predisporre un piano integrato di risposta a un'eventuale emergenza», ha reso noto Floriano De Pra, sindaco di Farra.«Nessuno si aspetta di dover attivare questi Piani», ha precisato Bottacin, «ma il rischio sismico e idrogeologico di questo territorio è ben noto e quindi è meglio attrezzarsi e soprattutto darsi da fare per coordinare sempre più le azioni di una macchina della Protezione civile efficiente, e che conta più volontari che nel resto d'Italia».Nonostante tutti si augurino quindi che il silenzio dei boati prosegua, l'allarme non è stato archiviato. Proseguono a oltranza sia lo studio rigurdante la risposta della protezione civile a un'eventuale calamità, che quello per riuscire a spiegare la causa dei fenomeni. Lunedì 28 febbraio, alle 9 in Comunità montana, a Puos D'Alpago, i tecnici della protezione civile locale si rimetteranno nuovamente intorno a un tavolo per riuscire a mettere in campo, se fosse necessario, una risposta unitaria all'emergenza. E nel frattempo è stato allargato anche il raggio del monitoraggio strumentale con i sismografi.
fonte Gazzettino di Treviso
Treviso. Boati sul Fadalto, il capo dellaProtezione civile: «Cittadini, preparatevi»
Ieri scossa in val Lapisina e Gabrielli avverte: «Sono cose serie, L'Aquila ha dimostrato che la materia è complicata»
TREVISO - «Aiutati che il ciel t’aiuta». Lo dice il nuovo capo della Protezione civile nazionale e nel salone di Palazzo Balbi, dove la giunta di Luca Zaia è schierata contro la parete, più di qualcuno alza gli occhi al cielo. Appunto. Nessuno si aspettava ampie rassicurazioni sui boati del Fadalto, ma le parole di Franco Gabrielli, che è il successore di Guido Bertolaso, rischiano di preoccupare, e non poco, chi sta lì dove la terra "fa rumore".È successo anche ieri mattina: dopo quindici giorni di silenzio, alle 8.29 in Val Lapisina la terra si è fatta sentire, una scossa di magnitudo inferiore a uno, ma sufficiente ad alzare la guardia. Tanto più che adesso è proprio Gabrielli a dire che questi fenomeni non vanno sottovalutati e tantomeno considerati alla stregua di fatti folkloristici. «Sono cose serie», dice il capo della Protezione civile. Che consiglia a chi abita da quelle parti di munirsi, come avviene in California, di un kit di sopravvivenza: una pila, acqua quanto basta, la batteria del cellulare carica.Gabrielli arriva in Veneto per conoscere il governatore Luca Zaia. Un tour di prammatica, iniziato in Puglia, ma qui associato a un riconoscimento: la consegna della medaglia di benemerenza per l’aiuto prestato dal Veneto in occasione del terremoto d’Abruzzo. È anche l’occasione per fare il punto sull’alluvione (con le donazioni dei privati arrivate ormai a 5 milioni grazie ai 750mila euro offerti ieri da Veneto Banca). Solo che quando Gabrielli arriva a Venezia, i sismografi hanno già registrato la scossa sui monti. E Gabrielli, dopo aver parlato con Zaia, con il vicecommissario per l’alluvione Mariano Carraro e con il capo della Protezione civile veneta Roberto Tonellato, dice ai cronisti che i boati «non vanno sottovalutati».Ma gli esperti minimizzano, no? Gabrielli non li risparmia: «Inviterei gli studiosi a essere un po’ più cauti. L’esperienza dell’Aquila ha dimostrato che la materia è complicata». E allora che si fa? «Il sistema di Protezione civile regionale è allertato, sono stati potenziati tutti i sistemi di controllo». Dunque si può stare tranquilli? Assolutamente no, dice Gabrielli. «Ai cittadini non dico "state tranquilli", ma "preparatevi". Primo: serve una verifica delle abitazioni, lo stesso cittadino deve farlo. Secondo: bisogna seguire alcune elementari norme precauzionali. Avere con sé una pila, acqua, la batteria del cellulare carica. Non è allarmismo, ci sono paesi, come la California, che convivono con la possibilità di terremoti e si attrezzano». Giusto per demolire anche i più ottimisti, snocciola i dati: «La nostra bella Italia è un paese a rischio sismico, 800 Comuni sono in zona 1, 2000 in zona 2». E in zona 2, rimarca, ci sono i Comuni veneti dei boati del Fadalto. «E pure l’Aquila». Appunto. In 40 anni ci sono stati in Italia 800 sciami sismici che non hanno portato a niente. Eccetto L’Aquila.Il nuovo capo della Protezione civile nazionale, a sentire i boati sul Fadalto, non ci va. «Sarebbe superfluo, anche per evitare di fare passerelle». Il monito forse rassicura, forse no: «Le istituzioni si devono attrezzare e il Veneto lo sta facendo». E i cittadini devono fare la propria parte. Appunto: «Aiutati che il ciel t’aiuta».
fonte Corriere del Veneto
Boati sul Fadalto, è allerta«Kit anti sisma per gli abitanti»
Martedì mattina nuova scossa. Gabrielli, il successore di Bertolaso: bisogna essere pronti. Disposti i controlli sugli edifici sensibili
VENEZIA — «Non posso dire agli abitanti della Val Lapisinia di stare tranquilli. Posso solo dir loro: preparatevi». Il prefetto Franco Gabrielli, l’uomo che ha sostituito Guido Bertolaso alla guida della Protezione civile, ha incontrato ieri a palazzo Balbi il governatore Luca Zaia, e mai momento fu più opportuno. Perché le ferite della grande alluvione ancora non si sono rimarginate e soprattutto perché proprio martedì, dopo dieci giorni di silenzio, alle 8.29 del mattino il Fadalto è tornato a tremare. Un boato, l’ennesimo, ha scosso quel lembo di terra tra le province di Treviso e Belluno in cui da mesi si agitano gli spettri misteriosi di un terremoto che striscia nella roccia. «Preferirei che queste scosse non venissero chiamate così, boati - ha detto Gabrielli - perché il fenomeno non va sottovalutato neppure nei termini, che magari strizzano l’occhio al folklore anziché alla scienza».
Insomma, la faccenda è seria, ben più di quello che lascerebbero intendere alcuni studiosi chinati con l’orecchio sul Fadalto: «Li invito ad essere più cauti nelle loro sentenze - ha intimato Gabrielli - perché la materia è molto complicata, non abbiamo indicatori univoci e la comunità scientifica non ha ancora chiaro cosa stia esattamente succedendo. Quel che si sa per certo, al momento, è che in un Paese altamente sismico come l’Italia, la Val Lapisina è classificata come zona di rischio di livello 2. La stessa dell’Aquila, per intenderci ». I sistemi di controllo sono stati potenziati, il dipartimento della protezione civile del Veneto è in stato di allerta e la Regione avvierà nei prossimi giorni una serie di controlli per verificare la vulnerabilità degli edifici sensibili. «La protezione civile però siamo noi - ha avvertito Gabrielli - parte dal basso e spesso è fatta di piccoli gesti, di elementari norme precauzionali».
Di qui l’invito a «verificare se la propria abitazione possa o meno resistere adeguatamente ad un evento sismico» ma anche ad «acquistare i kit d’emergenza dotati di torcia elettrica, a disporre sempre di una scorta d’acqua in casa, a mantenere carico il telefono cellulare». Piccoli accorgimenti, che possono salvare una vita. A preoccupare la Regione, però, non sono soltanto i diradati centri abitanti arrampicati sui pendii: la Val Lapisina è infatti attraversata dal viadotto dell’autostrada A27 che porta a Longarone. Fu costruito negli anni Ottanta, dunque dopo la classificazione della valle come zona sismica, che risale al 1981. In caso di terremoto, però, sarebbe in a resistere alla tentazione di levare la testa al cielo, verso il mastodonte di cemento armato che fende la valle dei boati.
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