fonte Corriere del Veneto
Boati in Fadalto, l’Arpav installeràmicrofoni direzionali per captare le onde
E arrivano le istruzioni alla popolazione in caso di evacuazione con la lista dei comportamenti da assumere
E arrivano le istruzioni alla popolazione in caso di evacuazione con la lista dei comportamenti da assumere
VITTORIO VENETO (Treviso) — Dopo i sismografi arrivano i microfoni. Per cercare di fare definitivamente luce nel grande buio dei boati tra l'Alpago e il Fadalto, ora scende in campo anche l'Arpav, annunciando l'installazione di speciali apparecchi in grado di captare e registrare l'audio. Nel frattempo è stata ulteriormente circoscritta l'area del fenomeno, sul quale la si terranno nuovi incontri. È stato Roberto Tonellato, responsabile regionale della Protezione Civile, ad annunciare il coinvolgimento dell'Agenzia per la protezione ambientale. Invitata ad installare «particolari microfoni direzionali per la comprensione delle origini sonore dei boati », concentrando così sull'aspetto acustico l'aumento dei punti di rilevazione. Lo stesso dirigente ha inoltre aggiornato la situazione per l'analisi dei dati captati dai 12 sismografi, di cui 7 posizionate dall'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica di Trieste e 5 dall'Enel.
«I fenomeni sono limitati a una zona circoscritta - è stato spiegato - del diametro di circa 1,5 chilometri, con centro in Fadalto Basso. Le rilevazioni segnalano vari episodi da sorgenti di famiglie diverse, tutte comunque sotto il primo grado della scala Richter e provenienti da una profondità che varia, ma comunque inferiore a un chilometro». Mentre prosegue l'attività di armonizzazione dei due piani di emergenza dei Comuni di Farra d’Alpago e Vittorio Veneto, è stato deciso di effettuare un sopralluogo sul versante del Visentin che insiste sulla Val Lapisina, per verificare l’esistenza o meno di masse in frana. «Il territorio interessato dai boati è monitorato costantemente - afferma Gianpaolo Bottacin, presidente della Provincia di Belluno - per non lasciare nulla al caso. Lo scambio di informazioni e il confronto sono importanti, per garantire a tutti la massima tranquillità».
A questo mira anche il vademecum che verrà distribuito ai cittadini, a cominciare dal mezzo migliaio di residenti fra Bellunese e Trevigiano potenzialmente interessati da un'evacuazione di massa in caso di terremoto. La pubblicazione conterrà una planimetria dei luoghi, l'elenco delle procedure da seguire e la lista dai comportamenti da assumere. Una prima verifica sulla brochure avrà luogo martedì, in un vertice programmato al comando provinciale dei vigili del fuoco di Treviso. Ma già lunedì si terrà un altro incontro, fissato alle 9 nella sede della Comunità montana Alpago. Alla riunione sono stati invitati i tecnici dello stesso ente, oltre che dei Comuni di Chies, Farra, Pieve e Puos d’Alpago, Ponte Nelle Alpi e Tambre. Intanto le varie istituzioni coinvolte nella questione hanno riferito di aver comunicato a Roma i dati relativi alla verifica e al monitoraggio delle proprie strutture, in base all'ordinanza della Protezione Civile nazionale, che imponeva l'adeguamento degli edifici alle leggi in materia antisismica.
«I fenomeni sono limitati a una zona circoscritta - è stato spiegato - del diametro di circa 1,5 chilometri, con centro in Fadalto Basso. Le rilevazioni segnalano vari episodi da sorgenti di famiglie diverse, tutte comunque sotto il primo grado della scala Richter e provenienti da una profondità che varia, ma comunque inferiore a un chilometro». Mentre prosegue l'attività di armonizzazione dei due piani di emergenza dei Comuni di Farra d’Alpago e Vittorio Veneto, è stato deciso di effettuare un sopralluogo sul versante del Visentin che insiste sulla Val Lapisina, per verificare l’esistenza o meno di masse in frana. «Il territorio interessato dai boati è monitorato costantemente - afferma Gianpaolo Bottacin, presidente della Provincia di Belluno - per non lasciare nulla al caso. Lo scambio di informazioni e il confronto sono importanti, per garantire a tutti la massima tranquillità».
A questo mira anche il vademecum che verrà distribuito ai cittadini, a cominciare dal mezzo migliaio di residenti fra Bellunese e Trevigiano potenzialmente interessati da un'evacuazione di massa in caso di terremoto. La pubblicazione conterrà una planimetria dei luoghi, l'elenco delle procedure da seguire e la lista dai comportamenti da assumere. Una prima verifica sulla brochure avrà luogo martedì, in un vertice programmato al comando provinciale dei vigili del fuoco di Treviso. Ma già lunedì si terrà un altro incontro, fissato alle 9 nella sede della Comunità montana Alpago. Alla riunione sono stati invitati i tecnici dello stesso ente, oltre che dei Comuni di Chies, Farra, Pieve e Puos d’Alpago, Ponte Nelle Alpi e Tambre. Intanto le varie istituzioni coinvolte nella questione hanno riferito di aver comunicato a Roma i dati relativi alla verifica e al monitoraggio delle proprie strutture, in base all'ordinanza della Protezione Civile nazionale, che imponeva l'adeguamento degli edifici alle leggi in materia antisismica.
fonte La Voce del Nordest
Boati del Fadalto, continua il monitoraggio per approfondire l’origine dei fenomeni
Farra d'Alpago - Si estende la zona sotto il controllo degli esperti per scoprire l’origine dei boati nella zona del Fadalto, a cavallo tra le province di Belluno e di Treviso. Il punto della situazione dal tavolo plenario creato dalla Protezione Civile del Veneto
Proprio quest’ultimo ha riassunto gli esiti dell’intervento attivato a partire dal 24 gennaio scorso, nell’ambito della convenzione con la Regione del Veneto per la sorveglianza sismica del territorio regionale, quando sono state installate più stazioni sismometriche per registrare eventuali sommovimenti del terreno collegati ai boati avvertiti dalla popolazione. I rilievi hanno individuato una corrispondenza fra le segnalazioni acustiche e vibrazioni registrate. Per monitorare in continuo la situazione, attualmente sono posizionate 7 stazioni intorno alla sponda settentrionale del Lago Morto, epicentro delle vibrazioni registrate, originate pressoché tutte entro un’area di circa un chilometro e mezzo di diametro. La profondità è stata stimata come superficiale, meno di un chilometro, mentre le caratteristiche delle vibrazioni possono ricondurne la genesi a diverse famiglie di fenomeni, ciascuna composta da eventi “geneticamente” simili fra loro. L’ENEL, che gestisce in zona un impianto di produzione dell’energia idroelettrica, ha a sua volta installato 5 stazioni di registrazione. L’analisi congiunta dei dati, nell’ambito di una piena collaborazione tra OGS e società elettrica richiesta dalla Regione, fornirà ulteriori utili indicazioni sul volume della crosta terrestre interessato dal fenomeno dei boati. L’ipotesi più probabile, secondo i tecnici dell’OGS, rimane quella di un fenomeno indotto dallo scorrimento di fluidi sotterranei. In ogni caso l’area è storicamente a rischio sismico (terremoti del 1873 e del 1936); per questo è inserita in zona sismica 2 (su una scala di 4 delle quali l’1 rappresenta la massima pericolosità) e sono al vaglio anche altre ipotesi.
Dal momento che il fenomeno dei boati può essere inserito in un contesto più ampio, si è discusso di ulteriori iniziative finalizzate all’approfondimento sul rischio sismico della fascia pedemontana orientale veneta, dove l’abitato di Fadalto è ubicato. Sono stati valutati in proposito l’avvio di una serie di esperimenti geofisici attivi e passivi, di impatto ambientale nullo, con l’obiettivo di documentare con precisione la parte superficiale del sottosuolo, e l’installazione di un’apparecchiatura per la registrazione acustica del fenomeno. A scala più ampia, è stato previsto un monitoraggio dei parametri geochimici di alcune sorgenti idropotabili della fascia pedemontana, che verrà avviato in collaborazione tra la Regione Veneto, che opererà attraverso ARPAV, e l’OGS. E’ stata valutata infine la possibilità di avviare studi sulla deformazione crostale della regione mediante l’analisi di immagini satellitari, di riprese in quota e di misure geodetiche.
Proprio quest’ultimo ha riassunto gli esiti dell’intervento attivato a partire dal 24 gennaio scorso, nell’ambito della convenzione con la Regione del Veneto per la sorveglianza sismica del territorio regionale, quando sono state installate più stazioni sismometriche per registrare eventuali sommovimenti del terreno collegati ai boati avvertiti dalla popolazione. I rilievi hanno individuato una corrispondenza fra le segnalazioni acustiche e vibrazioni registrate. Per monitorare in continuo la situazione, attualmente sono posizionate 7 stazioni intorno alla sponda settentrionale del Lago Morto, epicentro delle vibrazioni registrate, originate pressoché tutte entro un’area di circa un chilometro e mezzo di diametro. La profondità è stata stimata come superficiale, meno di un chilometro, mentre le caratteristiche delle vibrazioni possono ricondurne la genesi a diverse famiglie di fenomeni, ciascuna composta da eventi “geneticamente” simili fra loro. L’ENEL, che gestisce in zona un impianto di produzione dell’energia idroelettrica, ha a sua volta installato 5 stazioni di registrazione. L’analisi congiunta dei dati, nell’ambito di una piena collaborazione tra OGS e società elettrica richiesta dalla Regione, fornirà ulteriori utili indicazioni sul volume della crosta terrestre interessato dal fenomeno dei boati. L’ipotesi più probabile, secondo i tecnici dell’OGS, rimane quella di un fenomeno indotto dallo scorrimento di fluidi sotterranei. In ogni caso l’area è storicamente a rischio sismico (terremoti del 1873 e del 1936); per questo è inserita in zona sismica 2 (su una scala di 4 delle quali l’1 rappresenta la massima pericolosità) e sono al vaglio anche altre ipotesi.
Dal momento che il fenomeno dei boati può essere inserito in un contesto più ampio, si è discusso di ulteriori iniziative finalizzate all’approfondimento sul rischio sismico della fascia pedemontana orientale veneta, dove l’abitato di Fadalto è ubicato. Sono stati valutati in proposito l’avvio di una serie di esperimenti geofisici attivi e passivi, di impatto ambientale nullo, con l’obiettivo di documentare con precisione la parte superficiale del sottosuolo, e l’installazione di un’apparecchiatura per la registrazione acustica del fenomeno. A scala più ampia, è stato previsto un monitoraggio dei parametri geochimici di alcune sorgenti idropotabili della fascia pedemontana, che verrà avviato in collaborazione tra la Regione Veneto, che opererà attraverso ARPAV, e l’OGS. E’ stata valutata infine la possibilità di avviare studi sulla deformazione crostale della regione mediante l’analisi di immagini satellitari, di riprese in quota e di misure geodetiche.