Già in passato nel blog c’è stato modo di parlare di precursori sismici anche con un post dedicato proprio allo stato dell’arte sullo studio di
questi fenomeni, contenente un video dove interviene Antonio Piersanti, allora Direttore
Ricerca di INGV, che spiegava come i precursori esistano ma si debba parlare di
precursori deboli e non utili pertanto ai fini delle attività di previsione e
prevenzione.
Potete leggere l’articolo completo e visionare il video al seguente
link.
Seppure sia stato scritto nell’estate del 2013, l’articolo appena
citato rappresenta quello che a mio avviso dovrebbe essere l’approccio per una
seria ricerca, sia essa amatoriale o ufficiale, nel campo dei precursori sismici, così come in altri campi: dati alla mano e piedi per terra.
Sullo stesso argomento nell’aprile del 2013 anche il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile aveva cercato
di fare il punto della situazione con un comunicato visionabile al seguente
link.
Pochi giorni fa vi ho dato notizia della citazione sul numero di Luglio Agosto 2017 di Radio Rivista, la rivista e organo ufficiale dell'ARI Associazione
Italiana Radioamatori, in merito allo studio di possibili precursori sismici di
origine elettromagnetica e/o radioelettrica, dove sono stato appunto citato quale
persona che ha "offerto il proprio
contributo scientifico alla ricerca".
Nella rubrica è presente una approfondita intervista di Alfredo
Gallerati IK7JGI, coordinatore del gruppo ARI Precursori Radiosismici, a Renato
Romero IK1QFK, coordinatore del progetto di ricerca OPERA sui precursori radio
sismici e noto esperto e conoscitore delle onde radio a bassa frequenza e della
radio natura.
Grazie alla disponibilità di entrambi, riporto di seguito alcuni
passaggi della lunga intervista, i quali risultano utili per comprendere
obiettivi e risultati di questo importante progetto di ricerca. Preciso che ho
evitato di riportare gli aspetti più tecnici dando spazio all’approccio e ai
risultati della ricerca del progetto OPERA. Eventuali approfondimenti o dettagli potrete
visionarli seguendo le indicazioni che troverete in fondo all’articolo.
“OPERA è
l'acronimo di "Osservatorio Permanente sulle Emissioni Radiosismiche".
E’ basato sullo sviluppo di uno strumento di calcolo che abbiamo denominato
INDICE RADIOSISMICO e su una campagna di misure durata un anno, il 2015. Durante
questo periodo sei postazioni di monitoraggio della rete “VLF OpenLab”, già
attive da diversi anni, hanno registrato h24 l'attività elettromagnetica a
bassissima frequenza, correlando i segnali catturati con i dati relativi
all'attività sismica, alla ricerca di anomalie.
...
Per buona parte della comunità scientifica i precursori radiosismici a
bassissima frequenza sarebbero rari e difficili da ricevere. Secondo invece un
numero ristretto di altri ricercatori, questi segnali inizierebbero con
regolarità diverse ore prima dell'evento, cesserebbero immediatamente dopo il
sisma e sarebbero presenti per tutti i terremoti di magnitudo maggiore di 6,
con una intensità tale da permettere il loro rilevamento a livello planetario.”
Lo scopo del progetto OPERA non era infatti quello di catturare i precursori
radio sismici o avventurarsi in previsioni di eventi sismici ma verificare e
mappare presenza, periodicità e livello di questi ipotetici segnali.
I ricercatori del progetto OPERA hanno considerato i terremoti come
dei trasmettitori, alla luce delle
conoscenze scientifiche sulla propagazione ed attenuazione dei segnali
radioelettrici, arrivando a determinare
un "INDICE
RADIOSISMICO, che ipotizza il rilascio di una quantità di segnale radio
proporzionale all'energia rilasciata dal sisma (più alta la magnitudo, più
potente il segnale rilasciato) e che ne calcola l'attenuazione in base alla
distanza dall'epicentro (più ci si allontana dall'origine e più il segnale si
indebolisce).
…
Per
ogni sisma del 2015 ed ogni postazione di monitoraggio attiva abbiamo calcolato
questo indice che esprime la relazione magnitudo-distanza e che indica il grado
di possibilità che ha quelle postazione di intercettare un precursore. Questo
ha ridotto notevolmente la quantità di casi da studiare, perché ha eliminato
fin da subito i "casi impossibili" che potrebbero dare origine solo a
falsi positivi.
…
Se i
fisici che ci hanno studiato sopra fino ad ora, ed i militari che ne fanno uso
ogni giorno, non si sono sbagliati (ed è molto improbabile che questo sia
avvenuto), le caratteristiche
propagative di questi segnali, e gli episodi fino ad ora documentati con un
certo rigore scientifico, ci rivelano che la loro copertura per terremoti di
media ed alta intensità rimane comunque molto circoscritta ed arriva a distanze
considerevoli di qualche migliaio di km solo in presenza di eventi catastrofici
di magnitudo 9 o superiore. In altri termini questi segnali sono purtroppo
inutilizzabili in modo regolare ai fini di una previsione, nella quasi totalità
degli eventi sismici
…
La campagna di misure ha evidenziato la totale assenza di segnali collegati ai
terremoti, e la cosa era in qualche modo attesa, perché nonostante la rete
avesse 6 postazioni attive da nord a sud della penisola, in grado di monitorare
h24 il fondo elettromagnetico a pochi Hz, in nessun caso si sono avute le condizioni
minime necessarie (magnitudo/distanza) di superamento di soglia dell’indice radiosismico.”
Ulteriore chiarezza sul rigore scientifico della ricerca, riconosciuto
tra l’altro da diversi enti di ricerca ufficiale (LIGO, INGV, IRA), e sui
relativi risultati, emerge dalle risposte ad una serie di domande rivolte a
Renato Romero sul fatto che un precursore sismico possa essere sfuggito e sull’utilità
o meno di una ricerca amatoriale sul tema dei precursori sismici in ambito
radioamatoriale.
“Il
problema è opposto, ovvero come non scambiare per precursore un segnale che
invece non lo è. La banda ELF è caratterizzata da una miriade di segnali di
origine naturale, quali Risonanze di Schumann, pulsazioni, scariche in
prossimità dei temporali. Se a questi aggiungiamo i disturbi di origine
domestica ed industriale veicolati tramite la rete elettrica otteniamo come
risultato non il regno del silenzio alla ricerca di un segnalino che annunci il
terremoto, ma la ricerca di una bollicina in una pentola che bolle.
…
E’
tecnicamente molto discutibile l’attivazione di un numero elevato di postazioni
nelle sedi ARI, contando sulla disponibilità degli iscritti, senza prima aver
fatto misure preliminari, luogo per luogo, dei campi presenti. Il rischio è il
medesimo di posizionare un telescopio sotto un lampione stradale: 9 postazioni
su 10 sono candidate a ricevere solo disturbi, veicolati dalla rete di
alimentazione. La rete di osservatori che abbiamo usato per OPERA conta sei
postazioni e le difficoltà di attivazione sono state enormi: prima tra tutte
proprio il reperire località dove il fondo di rumore artificiale non
prevaricasse quello naturale, condizione indispensabile e difficile da
ottenere. Se abbiamo installato le postazioni in posti come il parco del Gran Paradiso
e sull’Etna non è perché di lì si gode un buon panorama (anche se è vero), e
come siti sono oltremodo scomodi da raggiungere. Prima di arrivare alle scelte
dei luoghi abbiamo eseguito sopralluoghi ovunque, dai monasteri sperduti ai
cascinali semi abbandonati, ma con esiti mediocri e qualche volta addirittura
disastrosi. Le misure di campo preliminari sono quindi indispensabili: una
postazione deve essere in grado di ricevere il fondo elettromagnetico naturale
nel range di frequenza di lavoro scelto, in modo ragionevolmente pulito, e
questa è una condizione molto critica. Comporta nella quasi totalità dei casi
l'esclusione delle aree urbane, di buona parte di quelle suburbane, ed una
volta arrivati in campagna l'esclusione delle aree per almeno 10 km intorno a linee
ferroviarie, le zone a ridosso degli elettrodotti, le aree dove sono installati
impianti fotovoltaici: ognuna di queste situazioni rappresenta una sorgente di
segnali a bassissima frequenza, oscurando
la ricezione del fondo naturale.
E’ una questione anche di onestà intellettuale, il non illudere le persone che
dal balcone di casa, collegando un loop ad una scheda audio con il semplice
avvio di un software si possa fare monitoraggio radio sismico. Sarebbe bello ma… obbiettivamente non è così.
…
E’
auspicabile che queste riflessioni siano tenute in considerazione per le
decisioni future, sia a livello di impostazione che di requisiti tecnici
minimi, da chi gestirà la cosa. Disponibilità dei soci e spirito di
collaborazione sono una risorsa preziosa: sarebbe un peccato disperderla a
causa di un modello organizzativo non adeguato alla ricerca da intraprendere.
…
Le
conclusioni di Opera, più che aprire prospettive ridimensionano false attese su
cui ci si è ottimisticamente cullati per anni, che si muovevano nella speranza
di poter un giorno prevedere, più o meno in modo regolare i terremoti.
…
Se da
un lato viene quindi riconosciuta la presenza dei precursori elettromagnetici a
bassissima frequenza, ovvero l'emissione di segnali radio con l'approssimarsi
di un terremoto, dall'altro occorre prendere atto che le condizioni minime
necessarie per il loro rilevamento sono estremamente critiche: prossimità geografica
all’evento, uso di apparecchiature di misura professionali e condizioni
ambientali libere da disturbi di rete.
…
Il
nostro lavoro riassume, forse per la prima volta così chiaramente, i limiti dei
metodi di misura a nostra disposizione. Il desiderio di salvare vite da una
parte e la mancanza di contestualizzazione dei dati raccolti dall'altra, in
passato ci ha in buona fede portati ad essere fiduciosi sulla possibilità di
sviluppo di un metodo radio sismico per prevedere i terremoti. I numeri che
oggi conosciamo bene, grazie alla disponibilità di misurazioni on-line in tempo
reale, suggeriscono di essere un po’ meno ottimisti. Ma OPERA non è una pietra
tombale sull’argomento precursori: indica chiaramente la necessità di un
approccio più con i piedi per terra, senza paura di scartare soluzioni di
ricerca che, almeno per le leggi della fisica, non possono condurre ad alcun
risultato. Evitando quindi di dare la caccia a fantasmi che non esistono,
orientando la ricerca in modo efficace, su questo molto interessante ed allo
stesso tempo controverso argomento. E questo a prescindere da chi se ne occupi:
università, ricercatori indipendenti o associazioni di radioamatori.”
Se avete la possibilità di avere una copia di Radio Rivista, magari
grazie a qualche amico radioamatore, vi invito a leggere l’intervista completa,
ricca di dettagli relativi all’impostazione della ricerca e agli aspetti più tecnici.
Vi invito inoltre a prendere visione del sito www.vlf.it, cliccando sul progetto “OPERA 2015”, dove è
possibile trovare tutto il lavoro e la metodologia di analisi utilizzata, oltre
che le analisi dei dati e relazione sugli eventi analizzati nel 2015.
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L'antenna Marconiana per il monitoraggio dei segnali di campo elettrico |
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La coppia di coil ortogonali ICS101 per il monitoraggio del campo magnetico (con la gallina di Renato che ispeziona e protegge l'installazione) |
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Lo spettrogramma di una pulsazione geomagnetica ricevuta dalla stazione di Cumiana (TO) |
Concludo ringraziando ancora una volta Renato Romero IK1QFK per il suo
impegno nella ricerca e nella divulgazione nel campo dei possibili precursori
sismici, oltre che per la sua disponibilità.