martedì 16 luglio 2013

Passato e futuro dello studio dei precursori sismici

Un breve excursus della mia passione per i terremoti e per la loro previsione e una riflessione per lo sviluppo futuro dello studio dei possibili precursori sismici, anche a livello amatoriale e sperimentale.


Al ritorno dal mio primo intervento di Protezione Civile nel sisma del 1997 in Umbria e Marche, mi sono appassionato sempre di più alle dinamiche emergenziali e di Protezione Civile, con una particolare attenzione agli eventi sismici.

Circa due anni dopo, il ritrovamento e la lettura di un libro, ha fatto nascere in me, oltre alla passione per i terremoti, la curiosità sulla loro previsione.
Il libro in oggetto dal titolo "Sono prevedibili i terremoti e le eruzioni vulcaniche?" contenente gli atti del Convegno scientifico sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, svoltosi a Taormina il 13 e 14 aprile 1989 al quale hanno partecipato i maggiori esperti (dell'epoca) del mondo della previsione dei terremoti.


I contenuti pur non essendo aggiornati dal punto di vista della ricerca scientifica, offre spunti interessanti di riflessione sullo sviluppo e sulle modalità per portare avanti la ricerca dei possibili precursori sismici, di cui mi occupo in maniera amatoriale ed in forma puramente sperimentale.
Di seguito riporto una parte della relazione introduttiva esposta dal prof. Enzo Boschi perchè ben definisce l'ambito di ricerca ed alcune precisazioni che necessariamente bisogna fare per affrontare tali argomenti.

"Come l'eclisse di Sole, il terremoto è un evento improvviso, non preceduto normalmente da segnali visibili a tutti e in base ai quale la gente possa identificare l'imminenza dell'evento. Mentre però l'eclisse è prevedibile con grande precisione da secoli, il terremoto non lo è. Da che cosa dipende questa differenza? E sarà possibile in futuro prevedere i terremoti? Per rispondere a queste domande, è necessario anzitutto chiarire che cosa si intende per previsione. Questo termine viene infatti usato in più di un senso dai sismologi, a seconda del contesto al quale si riferisce. Si parla di previsione statistica e di previsione deterministica ed ancora di previsione a lungo, medio e breve termine. Ne segue che i discorsi sulla previsioni si prestano talvolta ad equivoci, specialmente quando sono rivolti ai non addetti ai lavori.

Nell'ambito della Protezione Civile per previsione di un terremoto intendiamo la determinazione di un certo numero di parametri che caratterizzano l'evento sismico: tali parametri devono comprendere almeno la posizione dell'epicentro, l'istante di tempo in cui ha inizio il terremoto (tempo origine) e la sua magnitudo (o una grandezza equivalente). Poichè la precisione delle nostre misurazioni è sempre limitata, i valori di questi parametri avranno necessariamente una certa indeterminazione. La previsione sarà tanto migliore quanto più l'indeterminazione sarà piccola. Per terremoti medio-grandi (magnitudo maggiore di 6), potremmo considerare accettabili indeterminazioni di qualche decina di chilometri per l'epicentro, di alcuni giorni per il tempo origine, di mezza unità per la magnitudo (che corrisponde ad un fattore cinque circa nell'energia liberata sotto forma di onde sismiche). Naturalmente queste indeterminazioni sono quelle che possono essere considerate accettabili dalla Protezione Civile, ma non in ambiti accademici. Diremo pertanto che una previsione è verificata se si produce un evento con caratteristiche (epicentro, tempo origine, magnitudo) i cui valori sono all'interno dei rispettivi intervalli specificati in anticipo.

Dal punto di vista pratico, una previsione, oltre che sufficientemente precisa, deve essere formulata con sufficiente anticipo da poter mettere in atto efficaci misure di prevenzione dei danni, sempre nell'ottica della Protezione Civile.
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Sottolineaiamo che prevedere i terremoti con gli strumenti della scienza oggi non è possibile. Non esistono "schemi operativi" per la previsione. La previsione dei terremoti è però oggetto di ricerca. Si può dire che qualunque ricerca, mirante alla comprensione dei processi che sono all'origine dei terremoti, ci fa compiere passi avanti nella direzione della prevedibilità. Le osservazioni geofisiche hanno consentito di individuare tutta una serie di fenomeni "precursori" dei terremoti. Tra questi, i principali sono una lenta deformazione del suolo, che può protrarsi per anni prima del terremoto; variazioni nell'attività sismica di fondo normalmente presente nelle regioni sismiche; variazioni nella velocità di propagazione delle onde sismiche dell'area in seguito colpita dal terremoto. E ancora: variazioni di resistività elettrica delle rocce, anomalie del campo magnetico terrestre, emissioni di gas radon dalle rocce, variazioni del livello e della temperatura dell'acqua nei pozzi profondi.
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Sono stati formulati modelli teorici che spiegano alcuni fenomeni precursori, mettendoli in relazione alle condizioni fisiche che determinano un terremoto. Tuttavia nessuno di questi modelli e nessuna delle possibili osservazioni e misurazioni possono essere usati allo stato attuale per formulare uno schema operativo di previsione."
Durante lo stesso convegno il prof. G. Matteucig, professore di Zoologia all'Università di Napoli e che si occupa della ricerca sul comportamento animale prima delle catastrofi naturali, parlando dell'interazione dei diversi precursori sismici diceva:
"La moderna ricerca geofisica ha oggi disperato bisogno di censire in una memoria storica tutti i dati relativi a precursori sismici avvenuti in una determinata zona per poterli poi tenere sotto controllo. L'alternativa teorica è duplice: o continuare a compiere studi unilaterali sui singoli precursori sismici che non tutelano tutte le aree di un territorio abitato sottoposte alla Protezione Civile, oppure individuare un sistema unificato di rilevamento integrando i vari precursori sismici che vengono portati in memoria centrale in tempo reale con i dati "storici contenuti nella stessa memoria centrale. L'animale, ed in genere la materia vivente tutta, è stata per milioni di anni sottoposto agli stimoli delle catastrofi naturali e dei precursori, però ha affinato dei propri specifici sistemi di rilevamento ambientale.
A nostro modesto avviso è compito della moderna ricerca costruire un "animale artificiale" che unifichi i sistemi di rilevamento secondo le varie categorie di precursori."

Per arrivare ai giorni nostri, Antonio Piersanti Direttore Ricerca di INGV, sostiene che sono conosciuti una serie di precursori deboli, dei segnali precursori che però non avvengono sempre, comunque e dovunque prima di un sisma. 
Lo studio di un singolo precursore sismico difficilmente risolverà l'annosa questione della previsione sismica, solo lo studio della complessa interazione tra questi precursori deboli potrebbe in futuro fornire risultati interessanti.
Questo modo di pensare è condiviso da molti altri ricercatori e questa tipologia di approccio alla previsione dei terremoti, si sta sempre più facendo strada nel mondo scientifico ed amatoriale.


Vi lascio un video con un'intervista ad Antonio Piersanti (Direttore Ricerca INGV) dalla quale emerge questo pensiero.


Ecco da dove nasce, a livello personale, l'interesse per lo studio amatoriale dei precursori sismici.
Nell'ultimo periodo grazie alla rilettura di alcuni testi e documenti, tra cui il libro segnalato sopra, l'attenzione e gli sforzi si stanno spostando sulla raccolta di dati sulle diverse anomalie presismiche in maniera "multidisciplinare" senza concentrarsi esclusivamente su una singola fenomenologia. 
Continuerà ovviamente una particolare attenzione per le anomalie e disturbi radio elettrici, specie a livello di sperimentazione diretta, mentre si allargherà anche in tutti gli altri campi in merito alla raccolta di segnalazione e dati.

Ovviamente un lavoro del genere prevede il confronto e lo scambio di informazioni e dati con altri appassionati, in modo da potersi avvalere di differenti conoscenze e competenze.
Colgo l'occasione per ringraziare i collaboratori con cui sto lavorando nell'ultimo periodo.

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