ABRUZZO ... UN ANNO DOPO
Ad un anno dal terremoto che ha sconvolto L'Aquila mi ritrovo a pensare alle prime ore dopo il terremoto quando i telefoni erano incandescenti, quando le linee telefoniche non permettevano di avere notizie certe ed aggiornate, quando venivano richieste le prime disponibilità e le borse venivano preparate nonostante la partenza sia poi stata rimandata al 12 aprile 2009. In quelle ore concitate, poi trasformate in giorni e mesi, seguivo con estremo interesse ed attenzione l'evolversi della situazione con ogni mezzo e con ogni contatto, la conta delle vittime che saliva, l'aggravarsi della situazione man mano che le ore permettevano un sempre più chiaro e devastante bilancio della situazione. Le stesse emozioni le provo ad un anno di distanza con tutto l'affetto per le persone abruzzesi incontrate a L'Aquila.
Sono trascorsi dodici mesi da quella mattina in cui L'Aquila è stata devastata da un terremoto di magnitudo ML 5.8 (Mw 6.3).
I primi drammatici secondi della rottura della faglia sono stati ricostruiti dall'INGV con un dettaglio mai raggiunto prima. La Rete Sismica Nazionale ha localizzato ben 18.000 terremoti a partire dalla scossa principale, permettendo di seguire l'evoluzione della sequenza sismica in tempo reale e di individuare alcune aree critiche che tuttora vengono monitorate con estrema attenzione.
E' stato evidenziato il ruolo fondamentale dei fluidi profondi nell'innesco della scossa principale e nella genesi della sismicità appenninica. Sono stati scoperti tre forti terremoti sconosciuti generati dalla stessa faglia negli ultimi 2500 anni e simili a quello del 2009.
Dall'ultimo grande terremoto italiano, quello che ha colpito l'Irpinia nel 1980, sono stati fatti enormi passi avanti nella comprensione dei processi di genesi dei terremoti. Il potenziamento dei sistemi di monitoraggio e lo sviluppo di studi multidisciplinari hanno portato alla caratterizzazione delle aree a maggiore pericolosità sismica, strumento essenziale per la pianificazione del territorio.
La comunità scientifica continua a impegnarsi per esplorare tutti gli aspetti della sismogenesi, compresi i fenomeni precursori, che però al momento non permettono di formulare alcun tipo di previsione a breve termine.
Oggi la grande scommessa della nostra comunità scientifica è fornire una prospettiva temporale a medio termine, identificando le aree dove è più alta la probabilità che nei prossimi decenni avvengano forti terremoti.
La grande scommessa della società civile è invece quella di recepire prontamente i risultati scientifici e tradurli in azioni di prevenzione e in crescita culturale volta all'educazione ai rischi, così da abituare le nuove generazioni a una convivenza responsabile con il territorio.
Questa rimane la prima e più importante forma di difesa dai terremoti.
I primi drammatici secondi della rottura della faglia sono stati ricostruiti dall'INGV con un dettaglio mai raggiunto prima. La Rete Sismica Nazionale ha localizzato ben 18.000 terremoti a partire dalla scossa principale, permettendo di seguire l'evoluzione della sequenza sismica in tempo reale e di individuare alcune aree critiche che tuttora vengono monitorate con estrema attenzione.
E' stato evidenziato il ruolo fondamentale dei fluidi profondi nell'innesco della scossa principale e nella genesi della sismicità appenninica. Sono stati scoperti tre forti terremoti sconosciuti generati dalla stessa faglia negli ultimi 2500 anni e simili a quello del 2009.
Dall'ultimo grande terremoto italiano, quello che ha colpito l'Irpinia nel 1980, sono stati fatti enormi passi avanti nella comprensione dei processi di genesi dei terremoti. Il potenziamento dei sistemi di monitoraggio e lo sviluppo di studi multidisciplinari hanno portato alla caratterizzazione delle aree a maggiore pericolosità sismica, strumento essenziale per la pianificazione del territorio.
La comunità scientifica continua a impegnarsi per esplorare tutti gli aspetti della sismogenesi, compresi i fenomeni precursori, che però al momento non permettono di formulare alcun tipo di previsione a breve termine.
Oggi la grande scommessa della nostra comunità scientifica è fornire una prospettiva temporale a medio termine, identificando le aree dove è più alta la probabilità che nei prossimi decenni avvengano forti terremoti.
La grande scommessa della società civile è invece quella di recepire prontamente i risultati scientifici e tradurli in azioni di prevenzione e in crescita culturale volta all'educazione ai rischi, così da abituare le nuove generazioni a una convivenza responsabile con il territorio.
Questa rimane la prima e più importante forma di difesa dai terremoti.
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