Ad ottobre 2014 gli amministratori del progetto vi è stata una parziale interruzione del progetto.
Ecco qui il comunicato tradotto in italiano mediante un traduttore automatico; la notizia pertanto non è grammaticamente perfetta ma è ben comprensibile il senso del comunicato.
SETILive ha avuto un lungo periodo, ma purtroppo, al servizio dati in tempo reale deve finire. L'ultima sessione di dati "attiva" dal vivo telescopio sarà Domenica 12 ottobre.
Dal suo lancio nel marzo 2012, il SETI Institute hanno sostenuto SETILive anche al di là finanziamento iniziale. E 'stata una decisione difficile, ma dopo aver preso un lungo sguardo duro a richieste concorrenti sul Array e personale di supporto Allen Telescope essi devono ora, molto a malincuore, re-indirizzare le risorse telescopio ad altre importanti attività finanziate.
Il sito altrimenti continuerà a funzionare normalmente una questione di solo interesse, ma senza sessioni dati vivi. Classificazioni di archiviazione possono continuare.
Il software che fornisce funzionalità e followups dati in tempo reale saranno conservati in modo da poter tornare in caso SETI Institute è in grado di sostenerlo in futuro.
Zooniverse inizierà la preparazione software del sito per il rilascio open-source e esaminerà modi per rendere il database di classificazione a disposizione del pubblico.
Apprezziamo profondamente l'interesse, dal casual al vero e proprio appassionato, che voi SETIzens hanno dimostrato per questo compito e il suo scopo nel corso degli ultimi due anni e mezzo.
In seguito a questo comunicato si sono chieste delucidazioni e chiarimenti agli amministratori del progetto. Da quanto riportato da alcuni amministratori del progetto è stato precisato che il progetto è solo parzialmente sospeso.
I radio telescopi infatti risultano ancora attivi e continuano a scandagliare il cielo e registrare dati.
Ciò che è stato sospeso è la pubblicazione di tali dati al sito SetiLive per poter essere elaborati dall'utenza. L'operazione apparentemente banale, risulta tecnicamente complessa e pertanto molto onerosa.
Si è pertanto scelto di impegnare i pochi fondi a disposizione per continuare a scandagliare il cielo ed accumulare dati, nella speranza di avere in futuro nuovi finanziamenti e poter così permettere l'elaborazione dei dati sia on site dagli enti di ricerca sia on line grazie al supporto ed al lavoro della comunità scientifica amatoriale.
Un'altro aspetto che gli amministratori hanno voluto puntualizzare riguarda i dati di archivio. Nonostante non sia più possibile analizzare nuovi dati vi è un immenso database di dati di archivio ancora analizzabili.
Pur non avendo certezze sulle possibili future evoluzioni del progetto SetiLive, l'analisi dei dati di archivio ed i relativi risultati vengono al momento memorizzati ed archiviati ma non si esclude che possano essere utilizzati nel prossimo futuro per altri progetti Seti o resi disponibili ad altri istituti o enti di ricerca.
In definitiva è possibile continuare ad analizzare i dati di archivio e con buona probabilità questo lavoro non sarà perso, ma anzi andrà ad incrementare la conoscenza e l'attenzione sulla ricerca SETI.
Di seguito riporto alcune semplici informazioni per chi vuole avvicinarsi al progetto.
E' bene ricordare innanzitutto che la ricerca SETI si è aperta al grande pubblico grazie al primo programma di calcolo distribuito che era proprio seti@home.
A differenza dei programmi di calcolo distribuito la citizen science prevede l'apporto del lavoro umano tramite software o webapp.
Nel caso specifico SetiLive chiede all'utente volontario di visualizzare ed analizzare degli spettrogrammi radio derivanti dal lavoro di una rete di radio telescopi. L'utente dovrà verificare la presenza di segnali differenti dal rumore di fondo con le modalità previste dalle indicazioni presenti nel sito del progetto.
Ogni schermata è un pezzettino di ascolto radio trasformato mediante software spettrografici in uno spettrogramma con larghezza di banda di 500 Hz (asse X - orizzontale) sulle frequenze utilizzate e monitorate dai radiotelescopi per un tempo di 90 secondi (asse Y - verticale), come meglio rappresentato nella figura seguente.
schermata tipo delle immagini da elaborare nell'ambiente SetiLive |
Come molti di voi ben sanno questa materia mi affascina nella misura in cui essa viene presa in considerazione in maniera precisa e scientifica, con dati alla mano e non con strane visioni o altro come già precisato più e più volte.
E' l'occasione questa per parlare seriamente della ricerca SETI, grazie alla consueta disponibilità e collaborazione del Dr. Massimo Teodorani, astrofisico, ricercatore e divulgatore, nonché scrittore di scienza.
Di seguito infatti trovate un suo articolo che ci introduce a quelle che sono le possibili prospettive future della ricerca SETI.
Ringrazio il Dr. Massimo Teodorani per la disponibilità a pubblicare anche su questo blog questo suo scritto.
LE ALTRE VIE DEL PROGETTO SETI(Search for Extraterrestrial Intelligence)
Dobbiamo tentare tutte le strade possibili, utilizzando i metodi dell'astrofisica e della fisica fondamentale. Una strada ovvia è quella di: a) potenziare lo scandaglio simultaneo di larga parte del cielo utilizzando le tecniche PA (Phased Array) e SKA (Square Kilometer Array) per i radiotelescopi; b) portare il numero dei canali disponibili per lo spettrometro multicanale (nuove versioni di Serendip) a un miliardo; c) potenziare gli algoritmi di analisi del segnale spostando tutto sulle tecniche KLT (Karhunen-Loeve Transform); d) dedicare tempo di telescopio (ottico in questo caso) utilizzando telescopi ad apertura molto più grande di quanto si è fatto in passato (tipo: i telescopi più grandi disponibili a terra) al fine di cercare segnali Laser con pulsazioni al nanosecondo utilizzando sensori CCD a risoluzione spaziale e temporale maggiori di quelli utilizzati con l'attuale sistema PDA (Pixelated Detector Array).
[ Il problema maggiore con la ricerca SETI basata sulle onde elettromagnetiche è che la probabilità di trovare segnali ET intelligenti (intenzionali e non) aumenta con la distanza della sorgente monitorata, solo che allo stesso tempo l'ampiezza del segnale diminuisce con l'inverso del quadrato della distanza. Insomma le onde elettromagnetiche ci fregano. Ovvero: possiamo solo sperare in quel classico colpo di c. Eppure vale la pena perseverare fino a quando non li abbiamo beccati. Prendo esempio da Dundy, il mio gatto rosso. E' capace di stare in punta sul buco del topo per ore e ore fino a che non lo prende. ]
Ma non basta. Occorre anche prendere bene la mira. Come? In due modi:I - Impostare la ricerca in maniera mirata, ovvero puntando dei target stellari selezionati (Targeted Search), non limitandoci più solo al protocollo "All Sky Survey". Selezionati in base a cosa? 1) in base al tipo spettrale delle stelle puntate che devono essere soprattutto stelle di tipo solare (G); 2) in base alla presenza di eventuali anomalie manifestate sia come eccesso infrarosso (che non ci aspetteremmo mai da stelle di tipo spettrale G) che come curve di luce peculiari (effetti periodici di occultazione da parte di oggetti artificiali di varie forme geometriche). Il punto è che una eventuale civiltà intelligente e molto più evoluta della nostra deve essere anche in grado di ingegnerizzare lo spazio circumstellare (Sfere di Dyson): dalle simulazioni numeriche sappiamo già che questo produrrebbe sia un consistente eccesso infrarosso (di origine non-naturale) che curve di luce peculiari (e qui il lavoro di simulazione matematica del collega Luc Arnold è stato davvero propizio). A questo punto disporremmo di un mirino bi-modale che ci permetta di concentrare la nostra attenzione su target con dei requisiti ben precisi utilizzando le procedure SETI standard, ovvero la ricerca di segnali radio intelligenti sia nella banda delle microonde (1-30 GHz) che nella banda ottica per segnali Laser intelligenti nano-pulsati (frequenza: un miliardesimo di secondo, da emettitori Laser di potenza presumibilmente dell'ordine del TeraWatt).
II - Non limitarsi a cercare eventuali segnali intelligenti da pianeti di stelle lontane (ovvero con coordinate pressochè fisse), bensì cercare anche segnali localizzati in zone molto più vicine a noi. Se qualcuno ha deciso di emigrare in altri sistemi stellari vivibili perchè la loro stella sta per entrare nella fase di gigante rossa (cosa che li brucerebbe vivi), ovviamente invierebbe vere e proprie "arche spaziali" ovunque, incluso il nostro sistema solare. Anche questa è una previsione del fisico Freeman Dyson. Sappiamo con precisione cosa aspettarci da queste ipotetiche arche in transito: a) forte emissione infrarossa e anomalie magnetiche per via dei sistemi di bordo; b) forte moto proprio e/o effetto Doppler, tipico di sorgenti (probabilmente radioemittenti, ma non intenzionalmente) relativamente vicine a noi, ovvero con coordinate non fisse ma rapidamente variabili col tempo per via dell'elevata velocità angolare. Anche questo è verificabile con i metodi dell'astrofisica.
Ho discusso di queste nuove prospettive del progetto SETI in questi due articoli con peer review appena pubblicati sulla rivista scientifica internazionale "Acta Astronautica". Comunque discussi già due anni fa in dettaglio queste idee di fronte al gotha attuale del SETI Institute, e furono accolte in maniera globalmente molto favorevole.
Ma non mi sto fermando qui. Tra pochi mesi sottometterò un nuovo articolo tecnico che ha questa volta come oggetto la procedura NLSETI (Non-Local SETI), vertente sulla possibilità che eventuali civiltà esogene intelligenti possano essere in grado di inviare messaggi codificati direttamente dentro il nostro cervello (cosa che non centra nulla con la telepatia!) utilizzando il meccanismo dell'entanglement quantistico. Sappiamo già come provare o confutare questa ipotesi (già avanzata alcuni anni fa dal fisico quantistico americano Fred Thaheld), utilizzando apparecchiature elettroencefalografiche (EEG) ad altissima risoluzione nel dominio delle ampiezze, delle frequenze e dei tempi, utilizzando gli stessi algoritmi KLT utilizzati nel SETI standard una volta che il tracciato cerebrale (onde Theta, Alfa e Delta) venga normalizzato ad una retta usando polinomi interpolatori di ordine elevato. A quel punto andremmo a pescare direttamente dentro il noise (rumore). In merito ho già pronto un proposal tecnico di ricerca. Chi è disponibile a fornire fondi per realizzare questo progetto (fattibilissimo e con fondi dell'ordine di </= 1 M-Euro) mi faccia un fischio, per cortesia: io sono il vostro uomo. Se questa ipotesi dovesse rivelarsi corretta allora ci troveremmo in condizioni di dimostrare due fatti: a) che civiltà aliene intelligenti non usano più le onde elettromagnetiche per comunicare, bensì l'entanglement quantistico; b) che il meccanismo dell'entanglement si manifesta in domini più estesi di quello particellare.
Non mi sto fermando nemmeno a questo. Sto anche mettendo a punto un modello informatico di tipo non-locale che contempla l'esistenza di una "grande biblioteca" dove è possibile fare sia download che upload di informazione via mente. Anche questa ipotesi è provabile oppure confutabile.
Per quello che invece riguarda gli "UFO" l'investigazione è in corso da molti anni, anche da parte mia. Per varie ragioni si è deciso - per ora - di non rilasciare dichiarazioni pubbliche, e infatti per svariate ragioni abbiamo blindato tutto tra 4 pareti. Posso solo anticipare alcune linee di ricerca su quello che stiamo facendo in questo settore: a) progetto internazionale per una stazione automatica di monitoraggio del cielo utilizzando strumenti di misura molto sofisticati (soprattutto uno spettrografo ottico ad alta risoluzione) coordinati da software che alcuni miei colleghi stanno già scrivendo; b) studi sui "meccanismi della coscienza" in connessione con teorie derivate dalla fisica quantistica; c) modellizzazione matematica sulla "teoria delle molte dimensioni". Di più su questo non posso dire al momento, sarebbe prematuro. Posso solo affermare che il progetto a) è ora molto avanti, e che l'aspetto b) sta già fornendo idee e informazioni molto interessanti, e soprattutto che gli "UFO" appaiono solamente se esiste una coscienza (umana) che interagisce con un "quid" che dobbiamo definire ancora bene (l'astronomo e informatico Jacques Vallee comunque aprì una strada in tal senso). Questa è roba pesa, ve lo anticipo subito. Eppure adesso è la fisica a occuparsene, anche se in maniera molto riservata (ovvero i "Mr. Hide" tra di noi che non si limitano a recitare la parte del "Dr. Jekyll") in stretta collaborazione con le neuroscienze. la psicologia e la biofisica, non l'ufologia (eccetto il lavoro di inquirenti seri tra gli ufologi). Tra 10 anni (forse prima) mi auguro che esca il coniglietto dal cilindro.
Dunque: si tratta di un Progetto Strategico in corso da tempo che si svolge su più direttrici parallele. E' da quando ero un bambino che ci lavoro sopra, e vi assicuro che non mollo la presa nemmeno quando avrò rimasto un solo neurone. L'unica cosa che conta qui è che tutto vada portato su un piano di rigore metodologico, quantitativo e possibilmente con criteri di ripetibilità. Se questo sarà possibile allora potremo dichiararci soddisfatti, in caso contrario avremo perso il nostro tempo.
Concludo con una considerazione. Come crediamo che sia fatto l'Universo? L'Universo descrittoci dall'astrofisica è assolutamente corretto e siamo anche molto avanti. Infatti potremmo immaginare l'Universo come un appartamento contenente molte stanze. Il punto è che l'Universo invece potrebbe essere non solo un appartamento al piano terra, bensì un grattacielo con molti appartamenti, sia sotto che sopra di noi.
E poi.... cosa è esattamente la "Coscienza"? Un tempo se ne occupavano solo i filosofi e gli psicologi, oggi sono entrati in campo i fisici, i quali non credono più alla vecchia storiella cartesiana della "res cogitans" e della "res extensa" separate. Il quadro che si delinea è che coscienza e materia interagiscano in continuazione tra loro. Se ne accorse il fisico quantistico David Bohm, descrivendo questo con una prima equazione, che oggi qualcuno sta tentando di perfezionare. Se davvero, come credo, la coscienza interagisce con la materia allora non mi meraviglierei che la coscienza possa "modulare" tutte le dimensioni possibili dell'esistenza.
Questi studi sono di importanza incalcolabile.
Di seguito trovate gli Abstract dei due articoli canonici pubblicati su Acta Astronautica.